Janvs «Vega» (2008)

Autore:
Lord Lucyfer »

Recensione Pubblicata il:
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Band:
Janvs

Titolo:
Vega

Nazione:
Italia

Formazione:
Matteo “Vinctor” Barelli – voce, chitarra, synths e programmino
Claudio “Maplhas” Fogliato – basso
Massimo “m:A Fog” Altomare - batteria

Genere:

Durata:
49' 5"

Formato:

Data di Uscita:
2008

Etichetta:

Distribuzione:
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Agenzia di Promozione:
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Recensione

Dopo solo un anno dallo stupendo “Fvlgvres”, tornano con “Vega” gli Janvs, da molti additati come gli eredi naturali degli Spite Estreme Wing. E come dissi nella recensione di “Fvlgvres”, molto degli insegnamenti di SEW sono presenti in questa band: in primis, il coraggio di osare. “Vega” infatti, rappresenta un passo avanti rispetto al precedente album. Possiamo infatti qui trovare, insieme al tagliente Black Metal a cui ci ha abituati la band genovese, anche alcuni elementi che spaziano dall’Avantgarde al Progressive Rock.

Come per il precedente album, comunque, ci troviamo di fronte ad un album a dir poco stupendo, con in più una varietà musicale incredibile. L’esempio pratico lo si ha con la differenza fra l’opener del disco, “Torri di Vetro”, killer track in pieno stile Black Metal, e la canzone che la segue, “Saphire”, con elementi Avantgarde e voce pulita che ricorda molto alcuni lavori degli Ulver (non si può non citare la stupenda “I Troldskog Faren Vild” che apre l’album “Bergtatt”).
Come i diamanti della miglior tradizione, “Vega” risulta essere un gioiello che s’incastona a meraviglia, andando ad impreziosire così la fama che gli Janvs son riusciti già a farsi. Pezzi come la mediorientaleggiante “Tarab”, la splendida title-track o la diretta e lancinante “Mediterraneo”, riescono a marchiarsi a fuoco nella mente dell’ascoltatore.

Se con “Fvlgvres” gli Janvs furono per me una bella scoperta, con questo “Vega” si ha, a mio modo di vedere, la riconferma che ‘morto’ un re (i SEW), c’è già qualcuno pronto a sedersi sul suo trono. Gli Janvs dimostrano di essere una delle raltà più interessanti (se non LA più interessante) del panorama Black nostrano. Ascoltare, per credere.