Vesta «Odyssey» (2020)

Vesta «Odyssey» | MetalWave.it Recensioni Autore:
Snarl »

 

Recensione Pubblicata il:
06.07.2021

 

Visualizzazioni:
883

 

Band:
Vesta
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Titolo:
Odyssey

 

Nazione:
Italia

 

Formazione:
Giacomo Cerri :: Guitars, Moog
Lorenzo Iannazzone :: Bass
Sandro Marchi :: Drums

 

Genere:
Post-Rock

 

Durata:
52' 48"

 

Formato:
CD

 

Data di Uscita:
16.10.2020

 

Etichetta:
Argonauta Records
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Distribuzione:
Goodfellas
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Agenzia di Promozione:
Metaversus - Press & Promo
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Recensione

Il secondo album dei Vesta, Post metal/rock band strumentale da Viareggio l’ho sentito e risentito, ma per me in questi 53 minuti di musica c’è qualcosa che non fa funzionare “Odyssey” come dovrebbe.
“Odissey” infatti non suona brutto, anzi si alterna molto bene tra partiture elettriche e altre più rilassate e sognanti, che si sentono in brani come “Juno”, ad esempio, eppure in qualche modo non mi ha mai conquistato. A volte sembra il riffing troppo semplice di “Elohim” a danneggiare questo disco, ma non è tanto un problema, visto che comunque la batteria (tra l’altro in primo piano come qualità sonora) svolge un ruolo eccellente a tenere su il brano con del groove, ma in “Tumae” le cose cambiano, questo mood ritualista/groovy viene meno, e i Vesta vanno a suonare meno distorti eppure mai troppo personali, con un brano anche non male ma dove si fa fatica a capire e seguire il brano. La stessa cosa avviene in “Breach”, che cerca di suonare sognante e diafana, e per la verità ci riesce anche in parte, ma di nuovo: il brano è difficile da seguire per tutta la sua durata e alla fine va a suonarmi un po’ troppo cantilenante. Proseguendo l’ascolto dell’album, la situazione non cambia molto, purtroppo: “Odyssey” non fa mai schifo e non fa mai addormentare, ma raramente stupisce, e anzi spesse volte va a suonare non molto personale, come una serie di bei brani abbastanza lavorati, ma mai del tutto, e dove le parti più elettriche sono invalidate da un riffing troppo semplice e canonico, mentre quelle meno distorte hanno il difetto di avere la batteria troppo in primo piano, il che toglie molto dell’atmosfera che i Vesta vorrebbero mettere in musica.
Insomma: “Odyssey” per me è senza infamia, ma anche senza lode. Non è un disco brutto, ma certamente di passaggio, con alcuni errori di settaggio dei volumi, nonché non molta personalità, un po’ rimasta non pervenuta in qualche stereotipo del genere. Per amanti della musica Post, più che altro.

Track by Track
  1. Elohim 65
  2. Tumae 65
  3. Breach 65
  4. Juno 60
  5. Borealis 65
  6. Temple 60
  7. Supernova 65
  8. Cerere 60
Giudizio Confezione
  • Qualità Audio: 60
  • Qualità Artwork: 60
  • Originalità: 65
  • Tecnica: 65
Giudizio Finale
63

 

Recensione di Snarl » pubblicata il 06.07.2021. Articolo letto 883 volte.

 

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