Golthoth «Golthoth» (2010)

Golthoth «Golthoth» | MetalWave.it Recensioni Autore:
Snarl »

 

Recensione Pubblicata il:
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Visualizzazioni:
1169

 

Band:
Golthoth
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Titolo:
Golthoth

 

Nazione:
Italia

 

Formazione:
Hastur - Vocals
Azathoth - Bass
Obscure - Guitar
Helvete - Drums

 

Genere:

 

Durata:
40' 47"

 

Formato:
CD

 

Data di Uscita:
2010

 

Etichetta:

 

Distribuzione:
---

 

Agenzia di Promozione:
---

 

Recensione

Col senno di poi, devo dire, il vecchio demo dei trevigiani Golthoth (“Ruins of the damned” che recensii e promossi per un’altra webzine), non era proprio niente di che, anzi. Era il demo di una band che cercava di fare black metal, ma che invero aveva una personalità molto labile che inseriva influenze esterne, ma senza riuscire assolutamente a controllarle e ad amalgamarle, col risultato di paurosi cali di personalità sovrapposti a brani non molto black e dagli equilibri interni molto incerti. Bene, ora i Golthoth ritornano con un cd autoprodotto di 8 canzoni dalla durata che oltrepassa di poco i 40 minuti. Molte erano le mie domande e attese nei confronti di questo gruppo, ed ero anche curioso di vedere cosa fosse successo nel frattempo.
Il risultato, tuttavia, delude in parte e rappresenta il tipico caso del “passo più lungo della gamba”! Questo è infatti ciò che ho pensato al termine dell’ascolto del cd dei Golthoth. Questo combo trevigiano ha migliorato, lo si sente: la qualità dei riff è migliorata e il risultato è più incisivo, evitando inoltre alcune grossolane ingenuità che affliggevano il loro vecchio demo. Il problema è che questo miglioramento non è ancora totale. Certo, c’è stato uno sgrezzamento generale del loro songwriting, ma restano ancora dei difetti che rendono i Golthoth, nonostante tutto, ancora una band troppo acerba, troppo ancorata agli stilemi del genere e legnosa. I primi tre brani, infatti, manifestano tutti la caratteristica di avere uno stacco messo all’inizio della canzone: prevedibile, non molto rilevante ma soprattutto poco o per niente legato al resto della canzone. Il resto di questi brani non sarebbe male, e anzi la seconda parte di “Ghost of decay” sa pure variare l’atmosfera regalandoci una buona parte rallentata. Ma anche qui, i Golthoth mostrano la corda in brani come “Lurking”, praticamente una canzone death e non black, tranne una parte centrale non ben amalgamata col resto della canzone. E il resto del disco non fa altro che alternare luci e ombre paurose: la lenta “The aftermath” e la riuscita e più lineare “Triumph of the elder gods” si contrappongono a due brani del tutto pietosi come “Hell gates unlocked” e “Opus diaboli”. In questi brani la band sembra andare quasi alla cieca infarcendo i brani di troppi cambi di tempo che non portano i brani da nessuna parte, mentre i riff poco black e quasi mai cattivi danno una generosa spinta verso il basso rendendo questi due brani francamente inascoltabili. Appare evidente che se i Golthoth tenessero un tempo di batteria più a lungo anziché lanciarsi in cambi di tempo quasi casuali, e usassero riffs più consoni al genere e meno generici, il risultato potrebbe essere molto migliore, ma allo stato attuale non è così. E dire che la band non è neanche debuttante…
Se questo fosse stato un demo con i brani peggiori tolti, avrei promosso la band invitandola tuttavia a migliorare ancora di un po’. Ma invece è un cd, e come tale va paragonato alla media italiana di dischi black. E qui il giudizio è impietoso: nell’underground italiano c’è di meglio, lasciando perdere i nomi grossi. Consiglio alla band una maggior coesione tra le varie influenze, e anche un altro paio di demo prima di riprovare col secondo full length. E ora scusate ma vado a risentirmi i Khephra.

Track by Track
  1. Ghost of decay 65
  2. Omen 60
  3. Lurking 60
  4. The aftermath 70
  5. Hell gates unlocked 45
  6. Opus Diaboli 45
  7. Triumph of the elder gods 70
  8. History of woe 60
Giudizio Confezione
  • Qualità Audio: 60
  • Qualità Artwork: 50
  • Originalità: 55
  • Tecnica: 70
Giudizio Finale
59

 

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