Skin The Pig «Article XIX» (2011)

Skin The Pig «Article Xix» | MetalWave.it Recensioni Autore:
Zoro »

 

Recensione Pubblicata il:
--

 

Visualizzazioni:
847

 

Band:
Skin The Pig
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Titolo:
Article XIX

 

Nazione:
Inghilterra

 

Formazione:
Matt Geary - Guitar
John Hughes - Vocals
Alex Dewitt - Bass
Chris Smith - Vocals
James Montgomerie - Guitar
Stuart 'SJS' Smith - Drums

 

Genere:

 

Durata:
1h 1' 0"

 

Formato:
CD

 

Data di Uscita:
2011

 

Etichetta:

 

Distribuzione:
---

 

Agenzia di Promozione:
---

 

Recensione

Gli Skin The Pig, fino a qulache tempo fa, sarebbero stati impietosamente etichettati e quindi geattati nel calderone del metalcore, e sarebbe stato un gran peccato. La maggior parte delle band che vanno a comporre il succitato minestrone hanno il non trascurabile difetto di non riuscire ad andare oltre i confini del proprio genere, a guardare solo alla propria musica, risultando così assolutamente identiche l’una all’altra. Invece, a ben 11 anni dalla nascita del gruppo, il primo full lenght di questi ragazzi inglesi suona come se dei musicisti progressive rock avessero deciso di darsi al metalcore (che passa dal groove a la Lamb of God alle sperimentazioni dei Misery Signals). Musicisti abilissimi, che sanno come arricchire il proprio sound con molteplici influenze e trovate inaspettate. L’album vanta di una grande originalità nella composizione della forma delle canzoni, che pur non inventando nulla di nuovo nelle soluzioni musicali, sanno farsi ascoltare con sommo piacere. Il mio approccio all’album è stato un continuo passare dalla sensazione di aver già sentito quello che stavo ascoltando, ad un venir piacevolmente spiazzato dalle ottime idee con cui la band è in grado di rimescolare le carte in tavola, di riproporre una pietanza già gustata con una sfumatura in più, rendendola originale e personale. Esempio lampante di questo è l’epica Yet Nameless, che parte con una canonicissima cavalcata core (capace di far sospirare sconsolato l’ascoltatore esperto), ma che evolve in un viaggio musicale ricco e completo. La soglia dei sette minuti viene sfondata spesso e volentieri, ma i brani non sono mai intellettualoidi o noiosi, anzi, credo siano in grado di creare dignitosissimi moshpit. Non è fuori luogo parlare di progressive, che però non scade in cerebralismi astrusi, ma si limita a svecchiare un genere fatto solitamente solo di muscoli con un’aggiunta di tecnica e idee.
Quindi potete aspettarvi dagli Skin The Pig tutto quello che ci si aspetta da un album di metal moderno, cioè l’unione di rabbia e melodia, solo che suonata con idee e abilità. Soprattutto val la pena di far notare le parti di clean vocals, adeguate e per nulla stucchevoli o contrastanti con il resto della canzone, e degli assoli dal sapore rock, che colgono sempre di piacevole sorpresa.
Da provare, potrebbero stupirvi. Ed è assurdo che, con tutta la merda che incrosta il wc del metalcore, questi ragazzi siano senza un etichetta.

Track by Track
  1. Stendhal Syndrome 70
  2. I Rise, You Fall 75
  3. Factory, Factory 75
  4. Room 121 75
  5. Yet Nameless 80
  6. Box 5 80
  7. Redemption 75
  8. In Loving Memory 75
  9. Shadows of Broken Wing 80
  10. No Mans Land 75
Giudizio Confezione
  • Qualità Audio: 80
  • Qualità Artwork: 80
  • Originalità: 75
  • Tecnica: 80
Giudizio Finale
77

 

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