Raunchy «Death Pop Romance» (2005)

Raunchy «Death Pop Romance» | MetalWave.it Recensioni Autore:
BurdeN »

 

Recensione Pubblicata il:
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Visualizzazioni:
1432

 

Band:
Raunchy
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Titolo:
Death Pop Romance

 

Nazione:
Germania

 

Formazione:
Morten :: batteria
Jesper :: chitarra
Lars :: chitarra
Jeppe :: tastiera/voce
Kasper :: voce
Jesper :: basso

 

Genere:

 

Durata:
48'

 

Formato:

 

Data di Uscita:
2005

 

Etichetta:

 

Distribuzione:
---

 

Agenzia di Promozione:
---

 

Recensione

Rieccoli questi baldi giovani dei Raunchy, nuovo disco (il terzo) e nuovo contratto discografico dopo l’esperienza in casa Nuclear Blast (l’avranno cacciati via…?), si ripresentano ora con questo nuovo “Death Pop Romance” su Lifeforce Rec.
Un titolo che a dirla in tutta sincerità mi fa venire in mente i Tne Rasmus ma che fortunatamente poi all’atto pratico non centra proprio nulla visto che siamo in territori swedish-thrashy con arrangiamenti cyber, doppia cassa a mitraglietta (insomma alla Fear Factory), semi-screaming che sfocia puntualmente in ritornelli dalla voce pulita, vellutata e pure un po’ sofferente, vabbeh tagliamo la testa al toro, il solito disco ben prodotto, suonato, arrangiato che negli ultimi anni si è imposto sul mercato metal con decisa prepotenza, ultimi In Flames e Soilwork docet!
Ma veniamo al dunque, il disco pur se mancando di originalità (veramente non ne ha proprio) risulta piacevole, è il tipico album da “vettura sull’autostrada”, fatto di ritmiche catchy e dinamiche, “Abandon Your Hope”, “Phantoms” e mettiamoci pure “The Curse of Bravery” non sono in sé malaccio, ma hanno l’unico difetto di essere state sentite e risentite già altre centinaia di volte, per non parlare poi ad esempio di “Remembrance” e “Live the Myth”, tentativi per certi versi riusciti di irrobustire il tutto fino all’esplodere dei refrain, di una pacchianeria micidiale, ma ora siamo sinceri, tutto ciò piace, altrimenti il mercato non ne sarebbe cosi inflazionato.
Anche la produzione è perfetta, i suoni sono belli potenti e vellutati al punto giusto, anche se personalmente questi suoni di batteria totalmente triggerata e plastica iniziano a darmi la nausea, molto ben equilibrati risultano invece gli arrangiamenti di synth, molto liquidi e fluidi che arricchiscono quanto basta queste 10 canzoni.
Unica nota veramente negativa a livello artistico che fa registrare un netto calo rispetto ai due dischi precedenti ci viene dall’artwork, assolutamente scontato, ma oserei dire più semplicemente brutto, ebbene si.
La ricetta mi sembra chiara e limpida, un thrash metal molto moderno e melodico, fra ultimi In Flames e tantazioni cyber alla Fear Factory soprattutto nelle ritmiche, che non nascondono anche una sensibilità pop per quanto riguarda i ritornelli, ora il discorso è semplice, se siete aperti di mente e vi piacciono le cose al passo con i tempi e cazzate varie… i Raunchy potrebbero piacervi anche senza aver detto nulla di nuovo, altrimenti rimettetevi in cuffia i Manowar, io personalmente mi vado a riprendere “Clayman”, ciao belli!

Track by Track
  1. This Legend Forever 60
  2. Abandon Your Hope 65
  3. Phantoms 65
  4. The Curse of Bravery 65
  5. Remembrance 70
  6. Live the Myth 70
  7. City of Hurt 60
  8. Persistence 62
  9. The Velvet Remains 60
  10. Farewell to Devolution 60
Giudizio Confezione
  • Qualità Audio: 80
  • Qualità Artwork: 50
  • Originalità: 50
  • Tecnica: 75
Giudizio Finale
64

 

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