Haven «Entropy» (2006)

Haven «Entropy» | MetalWave.it Recensioni Autore:
BlackWingAngel »

 

Recensione Pubblicata il:
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Visualizzazioni:
1255

 

Band:
Haven
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Titolo:
Entropy

 

Nazione:
Italia

 

Formazione:
Giulio De Gaetano :: vocals, guitar, bass, drum programming & flute
Carmen Cambria::vocals
Salvo Taranto::keyboards

 

Genere:

 

Durata:
23' 0"

 

Formato:

 

Data di Uscita:
2006

 

Etichetta:

 

Distribuzione:
---

 

Agenzia di Promozione:
---

 

Recensione

Solo chi suona o che comunque è abbastanza all'interno dello sfaccettato mondo della musica sa cosa ci sia dietro le registrazioni di un disco/demo ed è grazie a questa consapevolezza che ci si rende conto del tempo, della dedizione, della passione che si prodiga nella registrazione di un prodotto che molto spesso non supera la mezz'ora di durata. Purtroppo non sempre il risultato che si ottiene è soddisfacente o quantomeno sufficente a causa di fattori che molto spesso non sono sotto il diretto controllo della band. Questo è il caso di 'Entropy' dei siculi 'Haven'. La scadenza della registrazione soprattutto penalizza enormemente la resa e l'impatto delle canzoni di questo prodotto. Le idee ci sono, anche se molto spesso sorge il sospetto di un aiuto eccessivo da parte della tecnologia nell'esecuzione dei pezzi.Infatti ascoltando questo disco si possono notare spunti di pregevole tecnica ma anche svarioni, spesso imbarazzanti, dal punto di vista del timing e delle ritmiche nonchè alcune stonature quasi inascoltabili. I cinque pezzi proposti ed eseguiti da Giulio De Gaetano, Salvo Taranto e Carmen Cambria sono un bel connubio tra il gothic di stampo nordeuropeo, Sentenced, Poison Black e quello di oltreocenano dei Type O Negative, con la voce femminile che riporta alla mente in alcuni frangenti i Nighwish di 'Oceanborn'o una delle produzioni dei 'Whithin Temptation'. La sensazione che ho avuto ascoltando questo piccolo ep è stata quella dell'incompiutezza, della mancanza di qualcosa che rendesse i pezzi veramente interessanti e coinvolgenti. La piattezza delle linee vocali spesso coinvolge interi pezzi come 'Mercury', dove la voce di Carmen è monotona e quasi cantilenosa, nell'intento forse, di dare un sapore quasi evocativo al brano. La voce maschile di Giulio, secondo me, cerca di fare il verso a interpreti più blasonati del genere, senza ottenerne lo stesso risultato. Un punto a favore dei ragazzi di Milazzo è invece la capacità di tessere, aiutati da strumenti acustici quali il pianoforte e chitarra acustica, belle melodie, molto simili a quelle proposte da gruppi come gli Opeth di 'Blackwater Park'.
La produzione, come detto in precedenza, penalizza pesantemente la resa ed il sound del gruppo, la batteria soprattutto, con l'incedere monotono e totalmente assente di dinamica tipico dei file midi, contribuisce a vessare ulteriormente i pezzi. L'incoraggiamento ed il consiglio che posso dare alla band, che comunque è alla terza uscita sul panorama underground, è innanzitutto cercare di investire maggiormente sulla produzione e sulla scelta dei suoni, cosa che potrebbe far salire notevolmente la qualità del prodotto, poi di diversificare e rendere maggiormente interessanti le linee vocali sfruttando ulteriormente la loro attitudine a creare belle atmosfere. C'è ancora parecchia strada da fare.

Track by Track
  1. The balance of the air 55
  2. Mercury 50
  3. Rain of light 45
  4. Entropy 50
  5. All that remains 50
Giudizio Confezione
  • Qualità Audio: 40
  • Qualità Artwork: 50
  • Originalità: 60
  • Tecnica: 60
Giudizio Finale
51

 

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