Book Of Job «Hamartia» (2013)
Recensione
Ed eccoci qua, di nuovo sulle pagine digitali di MetalWave per l'esame d'un gruppo si molto giovane, ma non italiano questa volta. Se quest'incipit vi sembra familiare, allora avete giá letto dei Wanax Project!
Quest'oggi ho il privilegio di disquisire degli inglesi Book of Job, che per l'esattezza non sono proprio alle prime armi essendosi formati da sei anni, ed avendo evoluto il proprio sound...ma sorprende il fatto che abbiano esordito a 15 anni!! E se vi confessassi che il cantante Kaya Tarsuslugil, ed il chitarrista Micheal Liburd fossero provenuti da tre anni d'esperienza in un altra band, non sareste impazienti di scoprirne di più?
Bene, notati dall'italiana WormHoleDeath, i coetanei Book of Job hanno ricevuto il battesimo del contratto discografico con l'uscita del presente Hamartia il 10/12/2012!
Di difficile lettura, ma d'impatto sicuro, i Book of Job si destreggiano a meraviglia tra vari generi prettamente aggressivi su strutture imprevedibilmente mutevoli, sapientemente articolate, ed originalmente congegnate che evocano un progressive metal ispirato; ci sovrappongono chitarre cariche, oscure, funzionali, e di grande atmosfera nonché carattere; ci fondono un basso ben ritmato, potente, caldo, e distorto che non teme d'abbandonare ogni tanto il resto del gruppo per far sentire la propria influenza in momenti che calzano al pennello; e caricano, ed agitano ulteriormente con screaming davvero evocativi e temerari, ma non per questo selvaggi!!! Il risultato é sorprendentemente appagante da qualsiasi punto li si osservi, ed é unico: non si potranno mai distinguere passaggi giá sentiti appartenenti ad uno specifico genere!! Le carte in gioco sono tante, e per di più si rimescolano in continuazione secondo schemi che non mancheranno di far strabuzzare gli occhi, come minimo!
La title track apre il sipario con un arpeggio incuriosente che mi ricorda una delicata cascata d'acqua preceduto da uno strategico rumore di jack malcollegato. Arpeggio che viene bruscamente interrotto un paio di volte da battiti simultanei di basso, e batteria prima di lasciare ai ragazzi l'occasione d'innescare un bel ritmo che stende le basi per l'aggressivo intro vocale di Kaya Tarsuslugil. Già da qui la band mostra di saperci fare accelerando, e rallentando pur mantenendo solido l'andamento; ma, cosí come se sen'era andato, l'arpeggio iniziale, opportunamente adattato, riviene. Calma le acque, e sfocia in un crescente suono minaccioso che diventa parte integrante della seguente 3 hours. Il distacco é notevole! 3 hours vi fará sbalzare dai vostri appoggi con un'intro fumante che si tinge di gusto hardcoreggiante (seppur alla loro maniera) con l'attacco cantato; e terrá "incollati" in attesa del cambiamento che si avverte...cambiamento che avviene con l'inasprimento dalla chitarra; la voce poco meno aggressiva, ma dal tono più disperato; i ritmi più tirati, ma potenti; e con una parte più melodica che si avvale del coro soffuso di Micheal Liburd! Ma il vero cambiamento consiste nella parte immediatamente successiva che fa Davvero balzare in piedi ritti con gli occhi strabuzzati dall'incredulitá: Luke Nelson meraviglia con una lunga rullata costante, e poderosa, un'alternativa originale al blast beat che si conclude con una scarica sul rullante a doppia velocitá!!! Il bello é che il fatto mette in evidenza la grande indipendenza fra i membri della band: inizialmente il resto tace, poi Micheal Liburd ringhia alla chitarra con un ritmo autonomo fatto di pause che non hanno nulla a che vedere con l'operato di Luke, ma che si integrano in un effetto altamente spettacolare, ipnotico!! Il resto del gruppo? Durante il passaggio é in rispettosa attesa!
Non rimane tempo per contemplare l'accaduto, e si riparte tutti insieme più agguerriti che mai! Ma guai a sottovalutare i Book of Job, sono capaci di stravolgere una canzone perfino da questo punto: cosí ritornano gli ottimi cori, con sorpresa si assiste ad un forte rallentamento, una lenta ripresa, una rapidissima rullata fulminante, e la parte degna di pogata incontrollata finale!! La chiusura brusca é d'obbligo!
Of libra and scorpio parrebbe essere uno storico manifesto death metal a giudicare dallo schianto iniziale, dal tipico riffing distorsissimo strabordante, dal lungo ed elaborato fill di batteria d'assestamento, e dallo scatenamento repentino con notevole blast beat che giá m'immagino pogare godurioso ad un ipotetico live! Anche i vocalizzi parrebbero confermare "l'impressione"...ma c'é di più! Per qualche motivo la canzone ha un'aria nuova, fresca...dev'essere l'apporto d'originalitá d'un gruppo giovane, dalle menti aperte...ma io credo che i Book of Job spacchino! Riescono a conferire un aspetto singolare alle loro creazioni! Per esempio in questa Of libra and scorpio inseriscono una specie di melodia che posso definire solo groove: non é lunga, né troppo ostentata, ma riesce ugualmente ad entrare in testa! Oppure nelle ripartenze: sanno bene dove rallentare, e come accelerare! Da sottolineare l'espressivitá di Kaya in questo brano di 3:02 minuti, ed il finale inaspettato!
Arrivati a questo punto é il momento d'accogliere il primo capolavoro dell'album: Pursuing the cosmos. Confesso d'avere un'insolita voglia di scrivere solamente "É un capolavoro!! Non si discute.", ma cercheró di trattenermi.
Effettivamente é una perla, un gioiello, contiene praticamente di tutto: la sua struttura é memorabile, la varietá allucinante, ha melodie da dormiveglia, ritmi intimidatori, scatti sorprendenti, urla di ogni genere d'espressivitá, ricadute inimmaginabili, sovversioni di qualsivoglia tipo, blast beat inaspettabili, complessitá a non finire, ossessione, cantato pulito anche deprimente (nel senso buono!), un assolo elettrizzante, un finale incredibile, e genera una notevole gamma d'emozioni, Tutte intensissime...!!!
Con la quinta arriviamo al giro di boa. Lost in utopia parte ben decisa, e pesante a gran volume! Non mancano fill sorprendenti per il tempismo, e la rapiditá, o un lungo momento si suspense generato da un'allettante rullata di tredici secondi, od ancora un trascinante interludio che non mancherá di far battere le mani all'unisono a tutti i presenti mentre verrá riproposta dal vivo! La presente Lost in utopia é una canzone molto carica di groove, e quasi cadenzata riempita di svariate chicche che non mancheranno di divertire, o far headbangheggiare!
E a 3:46 minuti di "distanza" dal primo capolavoro é il momento del secondo: Thoughts of a king. É incantevole nella sua evoluzione da inizio a fine. Mostra diversi passaggi da deprimenti a feroci passando per fasi ricche di pathos, in un effetto di grande carisma! Se dopo aver sentito Thoughts of a king non vi rimane in mente "Don't wanna sleep, don't wanna dreeam... Don't wanna know what I could beee..." allora non avete ascoltato bene il disperato etereo passaggio dopo la metá che verte nella rullata che riprende quanto fatto in 3 hours ma culmina nel lungo assolo/fill di batteria, o, più probabilmente, non l'avete ascoltato affatto! Bisognerebbe trovarsi sotto un improvviso bombardamento perché non rimanga impresso!! Il finale é tutto da gustare!
Le parole si sprecano con la seguente Father cult caratterizzata da un riuscito riff ronzante. É un brano di tensione che acchiappa alla grande!
Quindi giungiamo all'ottava, a costo di sembrare ripetitivo, meraviglia che ha da offrirci questo sconvolgente Hamartia: s'intitola Madness is murder, e colpisce letteralmente con la distruttivitá d'un carro armato, e invade la testa di urla spaventose! Ci voleva visto che fin'ora a grandi linee non si é sentito.
Lasciatevi trascinare dal fischiettante riff con pinch harmonic che introduce Feeding the universe. Il suo incedere é piacevolmente convincente, ed i suoi echi si ripropagheranno nell'arco della canzone tanto per non farci perdere l'abitudine... . Ma porta a smentite considerare che Feeding the universe ci si fossilizzi: l'atmosfera come sempre é dotata di più sfaccettature, di plurime trame che si fronteggiano ed amalgamano; le riprese hanno ogni volta grande enfasi, ed individualitá! In più il drumming é maggiormente incentrato sulla doppia grancassa, cosa che non fa altro che assodare la completezza di Luke Nelson nel cercare (e trovare) continuamente un'ammirevole originalitá! Non che Chris Norris, Kaya Tarsuslugil, e Micheal Liburd stiano fermi, intendiamoci... sono una gran squadra, e come tale ognuno apporta la sua!
Ad Anagnorisis é affidato il non irrilevante compito di concludere degnamente un album esaltante, poliedrico, ed originale quale il presente; compito che porta pienamente a termine con grande decisione! Partendo in quarta porta con sé tangibile furore, diventa minaccioso, continua implacabile, si trasforma aumentando l'attesa, e sferza convintamente! Da annotare gli stop and go, e gli sporadici sempre funzionali cori del buon Micheal! A sigillare il tutto ci pensa un finale che senza dubbio fa venir voglia di riascoltare l'intera opera. Garantito! E facendolo si avrá modo di godere ancora dello spessore di Hamartia, e scoprire nuove motivazioni per esclamare "Che bomba!!"!
Promuovo definitivamente i Book of Job per la vastitá delle vedute, la tecnica espressa, l'impegno profuso, e l'impatto originale.
Track by Track
- Hamartia 75
- 3 Hours 85
- Of Libra and Scorpio 85
- Pursuing the Cosmos 90
- Lost in Utopia 80
- Thoughts of a King 90
- Father Cult 75
- Madness is Murder 85
- Feeding the Universe 85
- Anagnorisis 85
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 90
- Qualità Artwork: 95
- Originalità: 95
- Tecnica: 85
Giudizio Finale
86Recensione di Markiyan » pubblicata il 26.02.2013. Articolo letto 961 volte.
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